L’eco della vittoria è sempre vivo dentro di me, anche se risuona un po’ più da lontano, ora che assaporo questa vacanza in terra di Gallura. Nel suo mare dalle mille sfumature di blu, nel suo maestrale che per giorni soffia impetuoso, nella sua vegetazione asciutta e profumata che tanti frutti porta sulla mia tavola: il vermentino di qui bagna la gola che è un piacere ed il pesce e il porcetto abbondano.
Viaggio spesso in auto, in compagnia di qualche CD di Fabrizio De André, soprattutto quello dell’Indiano che si addice in particolar modo a questo posto. Concepito proprio in Gallura, dove il cantautore vi trascorreva lunghi periodi. Sulle strade che percorro incontro, ogni tanto, qualche allevamento di cavalli. Non posso non fermarmi anche un poco, per buttare una sbirciatina a quei soggetti che forse un giorno, chissà, potrebbero calcare il tufo di piazza.
Ma oggi piove, perciò mi vedo costretto a rinunciare ai riflessi turchesi di Capo Testa e rimango a passeggio per Santa Teresa. Fra poco il vento porterà via queste nuvole e tornerà il sereno. C’è tutto il tempo per un bicchierino di mirto e per ripensare un po’ alla mia* Siena, alla mia Contrada. In Fontebranda si festeggia e si festeggerà ancora a lungo. Solo un fremito, un brividino di metà agosto si oppone fra me e l’assoluta felicità, poi riprenderà la festa fino all’autunno ed anche oltre.
Il retrogusto amaro del mirto mi fa pensare ai tristi “cenini” consumati in quel rione che sta dietro alla Torre del Mangia, ai tanti, inutili, propositi di rivalsa che riscalderanno quegli abitanti in attesa di agosto. Si diano pace, perché da settantacinque anni a questa parte nessuna contrada riesce a vincere nello stesso anno della rivale. L’ultima fu l’ISTRICE nei confronti della LUPA nel 1935 appunto. Si godano piuttosto questa corsa, perché visto che hanno fatto i birbanti, oltre alla purga gli toccherà pure prendere qualche turno di squalifica.
Ma via il mirto è agli
sgoccioli e voglio ritornare buono. In fin dei conti il nostro è un
gioco, fatto di prese in giro, di qualche carezza e di tanta
passione. Che non so lasciare da parte, neppure in vacanza. Massimo Tinti, 24.7.2011 |