ACETO,
l'ultimo grande Re.
Oggi ho incontrato il mio idolo di bambino
e poi di ragazzo, Andrea Degortes (e non De Gortes come si ostinano a
scrivere ancora in molti) detto ACETO. Non mi è apparso
grandioso e terribile come in quelle foto in bianco e nero, che mi tornano
alla mente se ripenso ai vecchi articoli di giornale o che ritrovo, se alzo
lo sguardo, incorniciate con genuina semplicità alle pareti di casa sua. Ho
davanti un signore sereno e disincantato che si gode il meritato riposo di
guerriero, nella pace della sua villa immersa nelle incantevoli Crete,
ad un tiro di schioppo da Asciano. Mentre si accende una sigaretta e mi
lancia uno sguardo attento, rivedo a tratti quel piglio nervoso e
insofferente di colui che è stato e rimane, con i suoi 14 trionfi, il più
grande fantino della Piazza di tutti i tempi, dopo il Gobbo Saragiolo e
Bastiancino.
Il personaggio e l’uomo sono ora un tutt’uno.
Andrea,
dall’era Degortes all’era Bruschelli, che cosa è cambiato nel Palio?
<<E’
cambiato l’elemento umano. Ai miei tempi le persone contavano di più, le
Contrade avevano dirigenze che sapevano farsi rispettare. Per vent’anni sono
stato il fantino dell’OCA e per tutto quel periodo le sono rimasto fedele.
Oggi conta solo il fantino che dirige a proprio piacimento altri fantini e
condiziona pesantemente le dirigenze, imponendo monte a destra e a
manca e quindi finendo per decidere lui stesso chi deve vincere e chi no.>>
io
Ma i fantini
si sono sempre “accordati” con altri fantini.
<<I fantini
con i quali io mi accordavo prendevano i soldi per tirare a vincere, perché
alla fine tutti volevano vincere; oggi, invece, non è più così, hanno
soltanto bisogno di prendere i soldi e non gli importa granché di vincere.
Si deve considerare poi che quando correvo io c’erano tanti fantini validi
come Il Pes, Cianchino, Bastiano e prima ancora Bazzino, Bazza e Ciancone.
Trecciolino oggi, pur essendo il migliore, non ha tutta questa concorrenza.>>
Cosa è successo al Pesse?
<<Gli è
entrata la paura, può capitare alla sua età. Non sembra più tranquillo come
un tempo.>>
Colpa della bravura di Trecciolino?
<<Il Bruschelli è bravo, ma non imbattibile, arriverà anche per lui la
fase calante, però con quei quattro che fanno il suo gioco chi prova a
batterlo si ritrova a correre contro un gruppo.>>
Quindi oggi per vincere un Palio occorrono, in rapporto, molti più soldi di
prima?
<<Sì, anche se la percentuale di soldi non incide
più del 40%, il resto lo fanno un cavallo ed un fantino buono.>>
Parliamo dei tuoi vent’anni nell’Oca.
<<L’OCA è sempre stata la Juventus delle Contrade,
si è sempre prestata molta attenzione a come venivano spesi i soldi, la
TORRE, invece, mi fa venire a mente l’Inter, quanti soldi buttati per
montare fantini inadatti. Dirigenti come il dott. Lao Cottini, il cav.
Cinotti, il sig. Bani erano l’invidia delle altre Contrade. Peccato che poi
sia andata com’è andata. Ne ho sofferto.>>
Sei arrivato in Fontebranda nel ’64...
<<Sì e
conobbi subito una grandissima persona: il cavalier Fontani, uno dei
pochissimi senesi che s’intendesse veramente di cavalli. A Siena credono di
sapere tutto dei cavalli, mentre invece non ne sanno un accidente. Il
cavallo è quasi peggio di una donna, quando credi di conoscerne a fondo
tutti i segreti in certi casi ti ritrovi al punto di partenza.>>
Dopo il primo palio vinto nell’Aquila nel ’65 ecco che arriva il ’68 e
Livietta.
<<Ero
partito alla grande ed ero sicuro di vincere, poi quella curva…>>
Il torraiolo Fosco Doretto nel suo libro “Il mio palio” parla di “due
factotum del Palio” che avrebbero preso Sambrina scossa (TORRE) per le
briglie, ti accorgesti di nulla? <<Non successe niente del genere, quando
passai dal Casato i cavalli erano tutti fermi e non c’era nessuno che li
teneva. E poi avrei dovuto vincere io, ero partito primo.>>
Quali vittorie nell’Oca ricordi con più emozione?
<<Senza
dubbio quella del ’69 e quella del ’77. Sono vittorie che ti gasano, ancora
oggi se ci ripenso provo qualcosa dentro di particolare.>>
Nel ’77 ci fu una falsa partenza che aveva visto andare via la CHIOCCIOLA…
<<La CHIOCCIOLA aveva Urbino, soggetto superiore a
Rimini, come poi ha dimostrato nei Palii successivi, quindi se fosse andato
via primo, difficilmente sarei riuscito a prenderlo.>>
Tutte le volte che ripenso alle carriere dell’agosto ’72 e del luglio ’74,
nell'Oca, mi
domando come facesti a perderle?
<<Nel ’72 Rosella II era un ottimo soggetto, ma
impostai male la curva. Discorso diverso per il ’74 con Tatiana che fece
quel che poté finchè quel missile di Pancho scosso, che era un purosangue,
fece la differenza da solo.>>
Se potessi cambiare uno qualsiasi dei tuoi palii vinti con uno di quelli che
non hai vinto?
<<Non so quale toglierei, ma di sicuro vorrei aver
vinto quello del luglio ’81 nella CHIOCCIOLA su Panezio. Devo ammettere che
non credevo più di tanto che il cavallo potesse vincere, quando mi resi
conto che rispondeva benissimo gli altri erano già lontani.>>
Infatti trionfò ancora, nell’agosto ‘82 proprio nella CHIOCCIOLA e poi
l’anno successivo nella GIRAFFA fermandosi alla ragguardevole quota di 8
vittorie...
<<Panezio era il classico cavallo nato per la
Piazza, che si trasformava completamente quando scendeva sul tufo. Nelle
corse in provincia invece ritornava ad essere un brocco come tanti.>>
Ai tempi del tuo sodalizio con Fontebranda è vero che il dott. Franchi fece
di tutto per portarti nella TORRE?
<<Sì, le provò di tutte.>>
Negli ultimi 20 anni i due fantini simbolo dell'Oca sono finiti nella Torre,
cosa sta accadendo?
<<Probabilmente se i due fantini che insieme hanno vinto 8 palii in Fontebranda,
sono andati in Salicotto, vuol dire che qualche errore di valutazione da
parte della dirigenza ocaiola è stato commesso. Le motivazioni però sono
diverse, io sono andato nella Torre dopo che l' Oca mi aveva abbandonato, Trecciolino lo ha fatto esclusivamente per soldi.>>
Quale potrebbe essere l’ideale nuovo fantino dell’Oca?
<<Uno che si butta, uno che non ha paura e che vuol fare veramente vedere di
che pasta è fatto. E soprattutto che non pensa soltanto ai soldi. Fontebranda non ha mai buttato via i suoi soldi, ma è una Contrada che conta
e conterà sempre.>>
Due nomi: il Pusceddu e il Mari?
<<So che li stanno seguendo con interesse, ma devono svegliarsi e il prossimo
anno magari vincere per non rimanere eterne promesse.>>
Arriverà Trecciolino a quota 14?
<<Io resto
sempre il fantino che ha vinto più palii, eccoli lì>> - me li indica uno per
uno - <<qual’era la domanda?>>
Oltre ad Andrea per la sua sincera ospitalità, voglio
dire grazie anche a suo figlio Antonio che ci ha fatto conoscere, in modo da
permettere la
realizzazione di questa intervista.
Massimo Tinti, 11/2005
Di quest'intervista ne hanno parlato anche:
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