BENTORNATI VESSILLI !!!

Bandiera della Contrada Priora della Civetta   Bandiera della Imperiale Contrada della Giraffa firmata "Maria Bartoli cucì" e datata 1828   Bandiera della Nobile Contrada dell'Oca firmata "Angiolo - o Angiola - e Socrate Buonaiuti" e datata 1859

Nell’aprile 2006 OcaioloExtraMoenia.it, in collaborazione con la testata giornalistica SUNTO.biz, si occupò della presentazione del restauro delle 12 bandiere delle Contrade di Siena, acquistate da Federico Stibbert per il suo Museo nel 1884 da un negoziante fiorentino.
Il 26 settembre scorso al Santa Maria della Scala è stata inaugurata la mostra “Il Sogno del Medioevo” curata da Mauro Civai ed Enrico Toti, nella quale figurano questi magnifici esemplari, che grazie all’equipe diretta dalla dott.ssa Mary Westerman Bulgarella ci giungono restituiti in tutto il loro ottocentesco splendore. Non mi soffermerò oltre su tutto il lavoro svolto poiché ne abbiamo ampiamente parlato in precedenti occasioni che trovate a questi link (04-2006) e (03-2005).
Oggi abbiamo incontrato uno dei due curatori di questa mostra, il dr. Enrico Toti, con il quale condividiamo la passione per il Paperone, ed abbiamo scambiato quattro chiacchiere.


Che valore si può dare al lavoro svolto qualche anno fa dall’équipe coordinata dalla dott.ssa Bulgarella?
Si tratta di un progetto di grande interesse dal titolo Il sogno del Medioevo, promosso dal Comune di Siena, sostenuto dalla Fondazione Monte dei Paschi e curato da me e da Mauro Civai per il quale, come si può facilmente immaginare, ci siamo entusiasmati non solo professionalmente, ma soprattutto come senesi e contradaioli. In particolare, per quanto concerne il restauro si è trattato di un lavoro realizzato dalla Società Opera e diretto con grande competenza da Mary Westerman Bulgarella, professionista statunitense di vastissima esperienza nel campo dei tessili. Dobbiamo comunque rendere ampio merito anche ai laboratori di restauro, due dei quali senesi, che hanno provveduto concretamente al recupero di queste
interessantissime bandiere. In particolare, quelle della Civetta, del Drago, dell’Istrice, dell’Onda, della Tartuca e del Valdimontone sono state restaurate dal laboratorio L’Arcolaio, mentre quella della Lupa dal Laboratorio L’Ermesino. Alle altre cinque (Giraffa, Leocorno, Nicchio, Oca, Pantera), ha provveduto invece La tela di Penelope di Prato.

Come hanno accolto i senesi questa mostra?
L’inaugurazione ha visto la presenza di circa trecento senesi che hanno mostrato un sincero apprezzamento per la mostra in generale e, soprattutto, per il recupero di questi raffinatissimi manufatti. Quindi credo che verrà apprezzata anche da tantissimi visitatori e contradaioli.

Siena e Firenze, rivali da sempre, nel nome dell’arte e delle origini questa volta hanno lavorato assieme?
Contrariamente a quanto si crede, nella cultura, specie quella figurativa, i contatti con Firenze e con gli artisti fiorentini sono stati sempre abbastanza frequenti e quindi l’occasione delle bandiere del Museo Stibbert non fa altro che registrare una ulteriore positiva convergenza tra due centri che come tutti sanno costituiscono dei capisaldi dell’arte occidentale


Carroccio illustrato da Federigo Ioni

Da contradaiolo dell’Oca, tu che sei un grande conoscitore della storia delle nostre bandiere. Credi che possa esistere, da qualche parte, una bandiera ancora più vecchia di quella del 1859 che appare lì esposta?
Purtroppo non credo (anzi ne sono quasi sicuro) che nella nostra Contrada si conservi una bandiera più antica di quella del Museo Stibbert (1859). Esistono però molti bozzetti ottocenteschi e, soprattutto, un bellissimo acquerello di Alessandro Maffei del 1846, in cui è raffigurata la bandiera dell’Oca con interessanti decori floreali stilizzati e un grande pentagono al centro con un Paperone incoronato. La più antica tra quelle del Museo Stibbert e quella della Pantera, datata 1829.

Si sa che le bandiere acquistate da Federico Stibbert nel 1884 erano tutte e diciassette. Esiste la possibilità che, per la gioia dei loro popoli, possano saltare fuori prima o poi anche quelle mancanti?
La bellissima collezione di Frederick Stibbert, circa cinquantamila pezzi, fu raccolta tra il 1860 e la fine del secolo scorso. E’ composta oltreché da dipinti di varie epoche, da un gran numero di esemplari di armature, armi bianche e armi da fuoco, provenienti da scuole, tedesche e francesi, tutte raccolte nella sua villa di Montughi sui colli di Firenze, oggi sede del Museo Stibbert. Tra i vari acquisti effettuati, il 20 aprile 1884, il collezionista acquistò dal negoziante Gaetano Basetti diciassette “stendardi di seta” di cui dodici fece sistemare al centro del soffitto di una sala della villa denominata “delle bandiere”. Nonostante le accurate ricerche effettuate nel Museo Stibbert da parte del direttore Kirsten Aschengreen Piacenti e dal personale del museo, ad oggi non sono state rintracciate le bandiere dell’Aquila, del Bruco, della Chiocciola, della Selva e della Torre. In mostra abbiamo comunque presentato delle riproduzioni di bandiere coeve di queste Contrade. Mi piace inoltre segnalare un bellissimo documentario dal titolo “Dietro la bandiera”, realizzato da Massimo Reale, che viene proiettato nei locali della mostra con notevole successo oltre a una suggestiva “colonna sonora” che accompagna i visitatori realizzata da Giulio Stracciati per Siena Jazz.

Baccioni - Figuranti
Antonio Pasquale Baccioni - Figuranti in uniforme militaresca e bandiere delle Contrade - Disegno a inchiostro acquerellato 1767 - SIENA Palazzo Pubblico

Quando e se, ritorneranno a Firenze gli originali?
La convenzione con il Museo Stibbert è per dieci anni. Nella “Sala delle Bandiere” del Museo Fiorentino, sono state comunque sistemate delle fedeli riproduzioni in seta, realizzate da una ditta specializzata olandese. In questo periodo – ma naturalmente spero anche più a lungo – esse potranno essere ammirate da senesi e visitatori del Santa Maria della Scala come una sorta di anticipazione del futuro museo del Palio. Insieme alla bandiere sono infatti esposti nel chiasso di Sant’Ansano anche i Carrocci del corteo storico. In particolare è possibile ammirare quello progettato nel 1928 dal pittore Ricciardo Meacci, una sorta di carro di trionfo arricchito da cinque pannelli laterali sui quali il celebre “pittore di quadri antichi” Icilio Federigo Ioni dipinse le diciassette Contrade attraverso graziose allegorie degne di un miniatore antico.
E’ inoltre esposto un carroccio della metà dell’Ottocento, sulla quale è stata tra l’altro posta la riproduzione dello stendardo di Monteaperti, nel quale oltre alla Vergine recava la scritta “SENA VETUS CIVITAS VIRGINIS, ALPHA ET OMEGA, PRINCIPIUM ET FINIS”. Per secoli il grande stendardo di seta bianca era stato conservato al Santa Maria della Scala, ma fu trafugato nella seconda metà del Settecento.

  
Particolari dei Carrocci esposti alla mostra

Le fotografie dei Carrocci che appaiono in questo articolo sono state scattate da Carlo Aldinucci.
Ringraziamo il dr. Toti per il tempo che ci ha dedicato e raccogliamo infine il suo invito, allargandolo a tutti i visitatori di questo sito, a non perdere l’occasione di visitare questa affascinante mostra.

Massimo Tinti, 5 ottobre 2009


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