di Piersilvio Cipolotti


Piersilvio col mitico Bozzi

Anche quest'anno, il 2 luglio ero in Piazza del Campo. E' ormai il mio 23esimo Palio consecutivo in Piazza: da quel lontano 2 luglio 2002 in cui, da una terrazza, non vidi il sorpasso dell'Istrice all'Onda dopo l'ultimo Casato, ho sempre visto la corsa dal centro del più bell'anfiteatro del mondo. I primi anni non riuscivo a comprendere come molti contradaioli, anche tra quelli che facevano centinaia di chilometri come me per venire al Palio, non seguissero poi la corsa da Piazza, ma preferissero la Trieste o addirittura le vie della città. Man mano che passano gli anni, e che la tensione sale, comincio a capire che forse un giorno anche a me succederà di prendere questa decisione e di non entrare più nel Campo il giorno della corsa.
Come ogni anno sono sceso a Siena il 28 di giugno dalla triste provincia padovana dove, per un anno ancora, eserciterò la professione di avvocato. L'8 aprile prossimo, infatti, al compimento del mio 40esimo compleanno, ho deciso di lasciare tutto, di vendere casa e di trasferirmi nell'amata Contrada dell'Oca.
Ma torniamo a questo Palio: dopo l'ennesima assegnazione incolore, non solo per noi a cui non tocca mai un cavallo favorito, ma nemmeno in generale (Istriceddu lasciato fuori ancora una volta, in quanto troppo forte), ho assistito sempre in Piazza alle sei prove, e si è cominciato a vedere che Tittia aveva un buono spunto in partenza, come spesso gli è capitato in questi anni.
Ma la vera svolta, la vera speranza di vittoria, è venuta durante la cena della Prova generale, quando il nostro capitano ha pronunciato troppe volte questa parola magica e di solito appena sussurrata. Mi è sembrato strano, ma so che nell'Oca non si dicono parole tanto per dar fiato alla bocca, ed allora ho iniziato a crederci. Volevo pure mandare qualche sms a chi in Veneto poteva poi testimoniare questa mia "sensazione" ma, forse per scaramanzia, forse per non fare brutte figure, mi sono trattenuto.


Piersilvio, Laura (ocaiola d'Argentina) e Paolo.

il 2 luglio, in Piazza con un'amica che è venuta dall'Argentina per vedere l'Oca, ho seguito con trepidazione gli oltre 40 minuti di mossa, capendo che la Torre stava facendo di tutto per vincere. Una volta data la mossa valida ho inveito contro il mossiere fino a San Martino perché ritenevo avesse dato buona una mossa che avvantaggiava la nostra rivale. Poi alla prima curva, con Tittia che si infilava all'interno, ho modificato i miei urli in un "Oca-Torre, Oca-Torre, Oca-Torre" per diversi secondi. Dal secondo San Martino la Torre non è stata più un problema, ed ecco che ritornava lo scontro Tittia-Brio, più volte visto e che secondo me vedremo ancora per molti anni in Piazza. Fino all'ultimo non pensavo che ce la facesse a tenerlo dietro: il ricordo dell'agosto 2008, con il Bruco che ci superava di slancio era ancora vivo e mi tornò in mente. Ma stavolta la Torre era più lontana, non c'erano rischi a tener dietro la Lupa e così è stato!
E' il terzo Palio che vedo vincere dal Campo e la gioia è stata immensa. Fare paragoni è difficile: il 2007 era il mio primo e quindi indimenticabile, nel 2011 abbiamo fatto due giri e mezzo da soli, questa volta abbiamo lottato dall'inizio alla fine. Ma è il grande popolo di Fontebranda, questa voglia di vincere anche quando non si dovrebbe, anche quando s'è già vinto il palio precedentemente corso, anche quando... che fa così grande e così forte questa contrada.
Che dire dei nostri rivali: potevano decidere (prima della mossa, alla mossa, durante il primo giro) di fare pari e patta, come decidemmo noi nel 2008, e sarebbe andata così. Hanno voluto provarci e si sono ripurgati. Prima o poi, forse, capiranno che non tutti i Palii sono propizi.


Con Giovanni Atzeni detto Tittia


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