Memorie
di un Alfiere:
Livio
Burroni.
Raccolte dal figlio Francesco.
Livio Burroni
con un citto
Il giro degli anni ‘30
A fa’ l’alfieri e i tamburini in Piazza e pel giro a quei tempi
s’era davvero in pochi e quasi tutti nelle Contrade più grosse e
così, se ancora ‘un trovavo spazio nell’Oca (perché i “vecchi” ‘un
mollavano il posto), andavo a gira’ in quasi tutte quell’ altre
Contrade. A fa’ il giro s’era in pochi, una decina di alfieri e
qualche tamburino. Quest’usanza di scambiassi i figuranti è durata
fino all’anni ’60 e non solo pel giro, mi ricordo che prima della
guerra la comparsa tutta intera del Drago pe’ la passeggiata storica
si forniva noi dell’Oca. E ‘un ci si scambiava altre ’l’alfieri ma
ci si prestava anche i briachi che seguivano il giro di tutte
le contrade unendo all’aspetto più formale e cerimoniale quello più
allegro e dionisiaco.
Il debutto
Era il Palio del 16 Agosto del ’39, quello poi diventato famoso come
“Il Palio di San Donato Mendia” dal nome del Prefetto di allora. Si
stava pe’ entra’ in guerra e il clima era parecchio teso. Ormai da
qualche anno nei giorni del Palio da tutta la provincia una marea di
fazzoletti rossi (ma no rosso Torre, rosso vivo come il nostro)
invadeva la Piazza, ma non perché li stasse tanto a cuore la Torre
ma perché erano tutti i comunisti, i socialisti e l’antifascisti che
trovavano in qualche modo l’occasione di manifesta’ l’opposizione al
regime fascista. Qualcuno diceva addirittura: “So’ della torrese”. E
poi questa Torre ‘un vinceva mai e tutti pensavano che il regime
brigasse pe’ un falla vince, invece a ‘un falla vince ci si pensava
parecchio ma noi... e poi s’è visto che anche in epoca repubblicana
il vento ‘un è cambiato. Dunque quel Palio lo doveva vince la Torre
pe’ paura che scoppiasse qualche tumulto. I fantini di Selva e
Civetta che avevano i cavalli meglio (Folco e Ruello) furono presi
in consegna da’ Carabinieri e sostituiti con due fantini-fantoccio.
A tutti l’altri nell’entrone fu fatto un discorso chiaro: “ si sta
pe’ entra in guerra, anche i giovani patrioti della Torre hanno
diritto di veder vincere la loro Contrada”. Dato che la cosa ormai
era chiara e lampante, tutti i vecchi della Contrada ‘un si vollero
vesti’ e fu schierata una comparsa di giovani. Io che avevo appena
compiuto 18 anni presi il posto di Riccino (mitico contradaiolo
nonché bagnino della piscina del Ghighi) e divenni all’improvviso
primo alfiere di Piazza. Il Palio andò come “doveva” andare. Dopo
tre mosse false, perché la Torre ‘un partiva, a un certo punto
Ganascia, fantino della Torre, alzò il nerbo e il mossiere abbassò
il canape e così la Torre vinse... ma scoppiò quasi subito la guerra
e ‘un fecero nemmeno in tempo a fa’ la festa che fu rimandata al 45.
Sul numero unico apparve una mia caricatura con sotto scritto più o
meno così: “Livio Burroni, tutto bazza e tutto naso, li conviene
andare al vaso”.
La
fine della guerra
Finita la guerra, dopo tanti patimenti e tribolazioni e lutti e
morti, c’era una grande voglia di affetto e di fratellanza in tutti
i campi. L’Oca, come di consueto, era tra le prime Contrade a fa’ il
giro ne’ primi del mese di Maggio e le bandiere e i tamburi, di
qualunque contrada fossero, riportavano tutti alla sensazione della
vita che rinasceva. Fu così che in quel maggio del ’45 quando la
comparsa dell’Oca arrivò a passare da Salicotto davanti alla Società
Elefante si incontrò Loris Savelli, mio carissimo amico (e poi negli
anni successivi come me dirigente del sindacato ospedalieri, io CISL
lui CGIL) che ci invitò tutti a bere dentro la Società. Fu un
momento davvero molto toccante che fu poi ricambiato alla fine di
Luglio quando la comparsa della Torre passò per il suo giro in
Fontebranda. Purtroppo la stessa cosa non successe nel Nicchio.
L’alleanza si era rotta da pochino e era anche saltato lo storico
patto del T.O.N.O, l’alleanza tra Tartuca, Oca, Nicchio e Onda che
aveva dati così tanti frutti. Quando arrivò la comparsa il Nicchio
riunì addirittura il Seggio ma le porte ‘un s’ aprirono.
Il Palio del ‘46
Ormai avevo un posto fisso da alfiere e per qualche anno feci coppia
fissa con Primo Martini (Dado) che poi pe’ la Contrada è stato anche
tanti anni mangino. Io, in quanto primo alfiere, avevo il privilegio
di sta’ dalla parte de’ palchi mentre spedivo Dado dalla parte dello
steccato a chiappassi tutti i fischi, gli sputi ecc. che erano
riservati all’Oca quando entrava in Piazza.. perché ‘un ce lo
scordiamo “S’è sempre comandato e sempre si comanda” e questo cià
sempre tirato addosso la rabbia e l’invidia di tutti.Allora noi
alfieri dell’Oca si entrava con una rosa in bocca e non era raro fa’
un po’ i belloni con qualche straniera che era a sede’ ne’ palchi.
Mi ricordo una volta la ramanzina che dopo un Palio mi fece un
vecchio della Contrada: “ Io ti riempirei di schiaffi vedi... che
c’entra fa’ l’occhi dolci alle straniere quando sei in Piazza a fa’
l’alfiere?! Te quando ciài codesta montura ‘un sei più Livio ma
rappresenti tutta Fontebranda... ha’ capito?!” Nel Palio di Luglio
del ’46 i favoriti s’era noi con Folco montato da Amaranto e il
Montone con Piero e Ganascia. Alla mossa il Montone rimane fermo al
Canape e l’Oca schizza via prima. Il mossiere, che aveva tutta
l’intenzione di convalida’ la partenza, mette sul verrocchio la
bandiera bianca (mossa falsa) al posto della verde per segnala’ al
mortarettaio (allora si usava così e non c’era il mortaretto
elettrico che veniva invece fatto scoppia’ dall’addetto co’ un
fiammifero).
Il mortarettaio, Ragno, era del Montone e benché avesse capito che
la mossa era bòna si affrettò a fa’ scoppia’ il marchingegno pe’
annulla’ la mossa. Si torna così nell’entrone e all’uscita, quando i
fantini so’ davanti al palco delle comparse pel saluto all’autorità,
io mi spenzolai dal palco e co’ la punta della bandiera detti una
bottarella nello zucchino di Ganascia e ovviamente ‘un li feci
niente, lo volevo altre’ intimori’ un pochino. Poi si ridette la
mossa, il Montone questa volta partì primo e noi tre giri dietro ma
‘un ci fu niente da fa’: primo Montone e seconda Oca. Dopo la corsa
tutti di corsa a assali’ il mossiere (perché allora ‘un era come ora
che lo portano via subito, allora restava anche lui a godessi il
Palio). Si circondò e pe’ diverso tempo rimase prigioniero nel
verrocchio, io provai anche a buttammi a pesce dai palchi pe’
chiappallo. Quando tornai in Contrada, con la montura a brandelli,
un dirigente mi disse che il Palio s’era perso pe’ colpa mia, perché
Ganascia s’era comprato e, dopo la bandierata che l’avevo dato,
s’era indispettito e ‘un aveva rispettato i patti. La notte co’ un
gruppo dei più giovani si chiese e si ottenne perfino di esse’
ricevuti dal Prefetto pe’ chiede di ricorre il Palio ma ‘un ci fu
niente da fa’.
Il giorno dopo incontrai Ganascia che, come allora usava, andava in
udienza dal conte Chigi che amava intrattenessi coi protagonisti
della carriera. Gli raccontai la cosa e lui mi disse: “Ma che
aggiustato? A me ‘un m’avevano promesso un bel niente! Fai convoca’
un’assemblea nell’Oca e ci vengo io a spiegalli le mi’ ragioni!”.
Tra me e me pensai: “Figurati se tra la parola di un dirigente e
quella mia e di Ganascia credano a me e a lui...” e così ‘un se ne
fece di niente. Poi dopo il Palio questa cosa dello zucchino fu
montata a arte e il barbaresco del Montone li ci dette qualche bella
rincalcagnata che alla fine sembrava l’elmetto di un soldato che
aveva fatto la guerra. Risultato: fui squalificato pe’ un anno da
Piazza... e io che sai che feci? Detti un nome falso nell’elenco
della comparsa e l’anno dopo entrai in Piazza uguale.
Il 17 Novembre 2009
Livio ha raggiunto in cielo la sua bandiera.
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