MARGHERITA, TRA
COCCARDE E RICORDI
Margherita,
classe 1923, è conosciuta da tutti in Contrada per le sue coccarde. Ha
cominciato a cucirle più di cinquant’anni fa. Da allora ne ha fatte più di
cinquemila: per nascite, per cavalli toccati in sorte alla tratta, per chi
non c’è più.
Con Enrico siamo andati a trovarla nella sua casa di Casciano di Murlo, ad
una ventina di chilometri dalla sua Siena. Lì vive con il marito Alfiero,
classe 1917, in una graziosa casetta che racconta di tutta la sua vita. I
nostri sguardi vengono subito attratti dalle numerose fotografie appese alle
pareti che raffigurano: i “suoi” ragazzi di Fontebranda che vanno a
trovarla, come da tradizione, qualche giorno prima della Tratta ed ai quali
offre una simpatica colazione, la sua Giulietta azzurro acqua del ’56 che
gli ha fatto vincere numerosi trofei e della quale, qualche anno fa, lei ed
Alfiero si sono dovuti liberare a malincuore, il matrimonio nel ‘42, la sua
Oca.
Nel 1992, in occasione del Banchetto Annuale, Margherita ricevette dalla
Contrada un attestato (unica donna finora) per meriti particolari, vi si
legge:”spirito di sacrificio, correttezza, esempio dato ai giovani, amore
infinito per l’Oca”. Abbiamo voluto ritrarla accanto a questo segno di stima
che la Contrada le ha tributato.
<< Sono nata... >> - attacca - << a Castelnuovo Berardenga il 20 maggio e
non avevo ancora un anno quando la mia madrina, durante il Giro dell’Oca, mi
condusse in Fontebranda per la prima volta e mi fece bagnare i piedi nei
fontoni. A quei tempi venivano utilizzati come lavatoi dalle donne dell’Oca,
adesso non ci sono più, tutto è stato ricoperto con la pietra. >> - <<Vidi
vincere il primo palio all’età di cinque anni. Avevo la madrina dell’Oca ed
il padrino della Tartuca. Il mio padrino era solito prendere un palco
all’altezza del calzaturifico Mazzuoli, al Casato. Così assistemmo a tutte
le prove che furono vinte dall’Oca. Il mio padrino era convinto che avremmo
vinto anche il Palio e così fu. Finita la carriera, rivedo ancora il cielo
riempirsi di cartoncini bianchi rossi e verdi. Dopo seppi che erano stati
lanciati da Palazzo d’Elci, ai miei occhi di bambina erano parsi una cosa
stupenda.>>
Margherita ha visto vincere alla sua Contrada quattordici palii, ed a parte
il primo, sono quelli del ’68 e del ’77 che hanno per lei ancora un sapore
speciale. <<Quello del ’68 lo chiamo il palio di Santa Caterina, ce lo ha
fatto vincere lei in risposta alle legnate ricevute dai nostri ragazzi in
piazza dai torraioli. Nel ’77 invece, ero così sicura di vincere che avevo
già preparato la coccarda col numero 58 e l’avevo consegnata al nostro
Capitano prima della corsa. Anche la stampa notò che il Cinotti, un minuto
dopo la vittoria indossava già una coccarda tricolore col nuovo numero di
vittorie.>>
A questo punto Margherita interrompe il racconto, tira fuori da una vetrina
una bottiglia di vino celebrativa della vittoria del ’77 e me ne fa omaggio
dicendo:<<Questa è per te, promettimi che l’aprirai quando riportiamo il
cencio in Duomo, io ho paura che non ce la farò….>>.
Margherita
ha conosciuto anche molti fantini, le era simpatico Vittorino, anche se
correva spesso per la TORRE, ha pianto per le botte al Gentili <<non
perchè non meritasse qualche scapaccione ma le cose si erano messe molto
male per lui ed avevo paura che potesse capitargli qualcosa di grave, se non
fossero arrivati i carabinieri…>>. Ad Aceto non ha
perdonato il mancato rispetto della promessa fatta al vecchio prete Bani, di
non indossare mai il giubbetto di Salicotto. Margherita tuona ancora <<
Gliel’ho detto sai ad Antonio (il figlio di Aceto) che il su’ babbo s’è
comportato male ed ha avuto anche il coraggio di dire che non gliel’aveva
mai promesso>>. E poi non le parlate del Pesse che è meglio.
La sua rivalità con la TORRE è sentita, ma solo per il tempo del Palio.
<<Non giustifico il fatto che in inverno i giovani delle due Contrade se le
diano ad ogni occasione>>.
<<Ricordo nel ’66, quando le guardie arrestarono due ragazzi del Montone che
si erano resi responsabili di aver aggredito il mossiere, ci fu un
velocissimo passaparola fra tutte le Contrade per andare a chiedere al
Pretore di rimandare quel palio. I contradaioli della TORRE ci stavano
aspettando al Chiasso Largo e quando ci videro arrivare ci vennero incontro
e ci abbracciammo. Riconobbi fra loro un ragazzo che andava a scuola con mio
figlio, di cui non ricordo il nome, che mi propose di scambiarci il
fazzoletto. Non persi tempo, gli detti subito il mio, e indossai il suo.
Sfilammo insieme Oca e Torre, io con il fazzoletto rosso, lui con il
tricolore, con tutte le altre Contrade. Solo la Selva non ritenne opportuno
presentarsi>>.
Margherita ha visto la Contrada cambiare nel tempo: <<ultimamente un po’
troppo>> - si affretta ad aggiungere. << In passato abbiamo vissuto anche
periodi piuttosto brutti, ma con uomini del calibro di Lao Cottini, di
Antonio Cinotti del cavalier Fontani, di Senio Sensi niente si poteva temere. Questo perché
essi avevano la cultura della Contrada. Oggi si pensa più volentieri alla
poltrona e ci si perde in atteggiamenti ridicoli che finiscono soltanto per
danneggiarci.>>.
Qui il terreno si fa un po’ scivoloso quindi forse è meglio… cambiare
discorso.
Alfiero intanto si preoccupa di tenere acceso il fuoco ed ascolta quanto la
moglie ci racconta. Lui non è sempre stato ocaiolo, lo è diventato subito
dopo la vittoria della Luna nel ’69, per la sofferenza che aveva provato nel
temere che, durante la corsa, l’Oca cadesse.Margherita, con nostro grande stupore, ci racconta anche che il Sindaco
Piccini, qualche anno fa, le confessò che avrebbe molto desiderato far
disputare un Palio a Sorpresa.<<Ne sarei stata felicissima, perché gli unici
due disputati sono stati vinti dall’Oca, il mio babbo me li raccontava
sempre, soprattutto quello del ’19 >>. <<Oggi però>> - aggiunge Margherita -, <<sarebbe impensabile riproporre questa formula poiché fra Contrade
avversarie c’e’ troppa tensione e vedere un fantino montare nell’Oca dopo
che il giorno prima è montato nella TORRE provocherebbe senz’altro un
putiferio.>>
Un altro ricordo è per il mitico Don Bani che spesso si fermava a parlare
con lei. <<Me lo ricordo nel ’61 dopo la vittoria della TORRE e dopo aver
salvato il Gentili dal linciaggio, verso le dieci si ricordò di avere
lasciato l’Oratorio aperto. Tornò indietro e fissando Santa Caterina le
disse: - Hai fatto vincere la TORRE, ora resti al buio anche te. – spense la
luce, chiuse la Chiesa e se ne venne via.>>
Prima di salutarci essa tiene a precisare il suo impegno come donna in
Società. Infatti ha rivestito per dodici anni la carica di Consigliera al
Culto ed ha avuto a che fare <<con persone molto in gamba come Annamaria Beligni e Anna Giubbi, donne dotate di intelligenza e di piena conoscenza
della Contrada indispensabili elementi questi per rivestire compiti importanti e proporsi
degnamente anche all’attenzione dei signori uomini>>.
Margherita ci ha detto anche tante altre cose, ma per ragioni di spazio e di
altro genere preferiamo tenercele per noi. Ringraziamo lei ed Alfiero per il
bel pomeriggio che ci hanno fatto trascorrere fra vinsanto, coccarde e
ricordi.
- Intervista realizzata da
Massimo Tinti ed Enrico Martelloni -
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