La pagina di Andrea Fanciulli

Andrea Fanciulli

In memoria del nonno Ottavio (07-2007)

Sono nato a Milano nel 1963, ma sin da piccolo sono cresciuto con una passione, Siena, il Palio e soprattutto l’Oca. Questa passione mi è stata trasmessa da mia mamma Anna Maria che è nata in Via della Galluzza, ma soprattutto da mio nonno Ottavio, che era nato in via S.Caterina ed era un ocaiolo viscerale ed emotivo (i palii che ha visto in piazza si contano sulla punta delle dita).
Uno dei primi regali di mio nonno di cui ho un ricordo nitido è la bandiera dell’Oca che conservo ancora oggi, mia mamma invece è stata costretta a far rilegare un paio di volte il libro sul Palio di Siena di Cecchini e Neri perché a furia di sfogliarlo lo avevo letteralmente distrutto.
La crescita del mio amore per l’Oca e per il palio è passato da tanti episodi che col tempo hanno cementato e consolidato questo rapporto.
Quando vincemmo il palio della luna nel 1969, mia zia Viviana (anche lei ocaiola purosangue) era all’estero e rientrò nella notte tra il 21 e il 22 Settembre, allora non c’erano i cellulari e quando arrivò da noi a Milano le corsi incontro gridando “Zia, ha vinto l’Oca”, lei si bloccò come folgorata e le cadde la valigia di mano. Ricordo poi mia nonna Clementina che al termine del palio del 2 Luglio 1971 (uno dei primi trasmessi in televisione) attraverso lo schermo baciava Canapino che aveva vinto per la Pantera, contrada in cui era nata una mia zia poi morta all’età di soli 2 anni.
L’anno dopo, il 2 Luglio, ero in piazza per un Palio che, se la dirigenza avesse creduto in Panezio, si sarebbe potuto vincere e il 16 agosto sempre di quell’anno ero al mare, quando attraverso la voce di Silvio Gigli, io e mio nonno vivemmo la purga cocente di Aceto e Rosella II. Fui io a comunicare al resto della famiglia che ci eravamo purgati e questo, tra tutti i ricordi che conservo, è particolarmente nitido; credo che l’amore per la contrada si consolidi grazie ai momenti belli, ma anche con il vivere le delusioni cocenti.
Era tale la mia passione, che uno dei soggetti più ricorrenti nei miei disegni era la rappresentazione della piazza del campo vista dall’alto, con la definizione dei minimi particolari, i cavalli, gli spettatori, ecc.. Sono disegni che ancora oggi quando li vedo mi trasmettono qualcosa di particolare.
In prima media poi feci una ricerca sul Palio, scritta così bene e con trasporto che la maestra di italiano mi chiese di leggerla a tutta la classe e io ne fui felice, perché sin da allora parlavo con orgoglio del mio amore per Siena e per l’Oca.
Sentivo che questo rapporto profondo doveva trovare una consacrazione definitiva, cosa che è avvenuta il 20 maggio 1984 quando sono stato battezzato in contrada. Era una bellissima mattinata di sole e ricordo con commozione le parole dell’allora Priore che mi disse (con riferimento ai trascorsi di mio nonno nella sedia della contrada): “Andrea, abbiamo verificato che hai tutte le carte in regola per essere un bravo ocaiolo”. Fu un momento bellissimo ed emozionante e in qualche modo anticipatore della vittoria splendida che a Luglio arrivò grazie a Baiardo ed Aceto. Quest’ultimo poi per me, che ho vissuto da adolescente gli anni ’70, periodo in cui Andrea diede il meglio di sé, rappresentava un mito assoluto.
Oggi sono un ocaiolo felice per la splendida vittoria appena arrivata, consapevole che questo legame durerà per tutta la vita e orgoglioso per un’appartenenza che chi non conosce la realtà senese difficilmente riesce a capire.
Ho un unico peso nel cuore, rappresentato dal fatto che pur avendo visto in piazza molti palii non ho ancora avuto la gioia di essere presente quando vince il Paperone e questa cosa mi duole tantissimo. Il giorno in cui vivrò questa gioia sarà un giorno in cui tutte le lacrime che possa tirare fuori non basteranno a definirla completamente, ma sicuramente in quel giorno insieme a me, da lassù piangerà anche il nonno Ottavio.


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