LA MIA SIENA di Janilla Bruckmann
I miei primi ricordi di Siena, sono di una
Siena invernale, una Siena di un altro tempo, un’altra epoca, una Siena che
ora è solo nel ricordo dei vecchi…. quando in Piazza del Campo c’era il
parcheggio e per arrivarci dovevi girare mezza città perché era tutto un
senso unico.
Nei primi anni cinquanta ero una ragazzina delle medie e a Siena ci capitavo
tutte le volte in cui ero ‘indisposta’ (ossia “non disposta” ad andare a
scuola) e mio padre ci andava per lavoro… oppure durante le vacanze…
Erano giorni in cui giravo per la città, andando dove mi portava il cuore o
la curiosità… giorni in cui imparavo a conoscerne i rumori, gli odori, gli
umori.
A Siena a quell’epoca c’erano ancora tante botteghe di artigiani: il centro
non aveva l’aria “elegante” di oggi. I turisti erano pochi e se, come me,
qualcuno passava abbastanza spesso dalle solite strade, dopo un po’ eri
conosciuta e riconosciuta. Mi ricordo di una volta in cui fui fermata da una
signora che spazzava davanti l’uscio di casa e che mi chiese cosa ci facessi
in giro, invece di essere a scuola. Probabilmente era un atteggiamento
comune e naturale: la mamma di contrada sorvegliava tutti i bambini che
giravano per il rione, se ne faceva garante e responsabile. Probabilmente i
bambini erano liberi di andare dove volessero, perché in ogni strada c’era
un occhio vigile e discreto che sorvegliava, pronto ad intervenire in caso
di bisogno…
Era una Siena ‘magica’ in cui poteva capitare di essere attratta dal suono
del tamburo che sentivi da lontano o dal gioco delle bandiere quando gli
alfieri si esercitavano per la strada…
Io non ne sapevo niente di Palio… da principio non sapevo neanche che
esistesse un Palio! A quel tempo il Palio era una cosa dei senesi e per i
senesi; suppongo che gli extra moenia contradaioli si contassero sulla punta
delle dita e i quattrogiornisti dovevano arrivare al massimo da Poggibonsi…
Cominciai a conoscere il Palio perché lo vedevo… poteva essere una contrada
che faceva il giro, poteva essere una bandiera esposta… la gente raccolta in
Piazza per l’estrazione o la tratta… cose che succedevano solo a Siena, che
mi affascinavano e mi incuriosivano, perché era chiaro che i monturati non
erano ‘vestiti in maschera’: vivevano con naturalezza un ruolo usuale per
loro… finchè non arrivò la mia prima carriera e divenni brucaiola (per
merito di un ocaiolo che conosceva mio padre) il magico 2 luglio 1955!
Negli anni successivi, oltre alle “solite” gite a Siena di quando ero
“indisposta” si aggiunsero le carriere… ma andare a Siena divenne sempre più
difficile perché nel frattempo mi ero trasferita a Roma e spesso alla Piazza
cominciò a sostituirsi la TV… finchè, per mille e una ragione, cominciò il
lungo esilio (l’ultima carriera che vidi fu cinquanta anni fa… aveva vinto
la Torre….).
Non sono andata a Siena per circa 40 anni… anni che vissi lontana dal Palio
e che avevano due appuntamenti fissi con la TV: il 2 luglio e il 16 agosto…
giorni in cui io…. avevo da fare…, anni in cui dovevo aspettare la
Passeggiata per sapere chi correva…, la mossa per conoscere le monte… anni
in cui spesso ho pianto e non di gioia!
Sono tornata a Siena che era fine inverno… una bella giornata di sole calda
e accogliente… una di quelle giornate in cui si sente la gioia nell’aria. Mi
accompagnò un amico della Civetta. Avevamo lasciata la macchina al
parcheggio di San Francesco (e penso che lo abbia fatto apposta a scegliere
quel parcheggio!!!) e subito mi è apparsa una Siena diversa: siamo saliti
per la scala mobile… cosa che all’epoca mia non avevano ancora inventata!…
ma poi… il percorso lungo la stradina che costeggia i giardini del Bruco,
l’ingresso a piazza San Francesco con l’occhio che mi è caduto sullo stemma
del Bruco, luminoso nel sole primaverile, gioioso come se volesse darmi il
‘bentornata’… come se Siena mi dicesse: “Voglio bene a questa citta!”…
abbiamo costeggiato i Ferri di San Francesco, ma non sapevo che sotto c’era
la nuova fontanina per cui non mi son fermata… via De’ Rossi, di qua Bruco e
di là Giraffa, il cuore in gola camminavo religiosamente dalla ‘nostra’
parte della strada… non eravamo più rivali, è vero… ma come potevo
dimenticare le ‘loro’ vittorie durante i lunghi anni del nostro digiuno
(quando lo eravamo!), il ‘loro’ cappotto quando c’eravamo scuffiati: per me
la rivalità era ancora viscerale, la pace un concetto mentale… e dopo l’Arco
De’ Rossi una siena sconosciuta coi ricchi negozi alla moda, i turisti con
le loro macchine fotografiche e qua e là i vecchi vicoli che si affacciavano
invitanti e il cui invito non potevo accogliere dato che mi aspettava una
giornata piena ed eravamo già molto in ritardo!
E la giornata fu piena… ma venne la sera e allora dopo tanto tempo potei
girare nuovamente per la città, ricercare le vecchie sensazioni, bagnarmi le
dita con l’acqua di Fonte Gaia, ritornare col pensiero agli anni della mia
gioventù con tenerezza e nostalgia e all’improvviso li sentii: erano i
tamburi… il loro rullio lontano da principio mi parve un suono antico che
nasceva dai ricordi, ma si facevano sempre più vicini, più forti: il Drago
portava il Cittino a fare un giro prima che ricominciassero i giochi per il
nuovo anno paliesco… allora non lo sapevo ma quel Palio dell’agosto 2001
sarebbe stato l’ultimo che avrei vissuto in solitudine… da quel giorno Siena
è stata più vicina e anche se non posso andarci spesso ci sono tornata molte
volte… c’ero nell’agosto del 2003 e c’ero anche a luglio scorso quando, dopo
50 anni, abbiamo riportato il Cencio in Provenzano… da allora Via del Comune
è diventata un luogo familiare, dove incontrare amici ogni volta che vado a
Siena, dove piangere e festeggiare… e se le lacrime del 2004 sono state
molto amare, c’è stata per ben 2 volte la gioia della vittoria e, per me
personalmente c’è stata la gioia di essere accolta in Contrada per la
presentazione del mio libro, come “una di noi” e quell’esperienza per me
credo sia stata come per un pittore senese essere scelto per dipingere il
drappellone… specialmente se poi lo vince la sua contrada!
Janilla Bruckmann antropologa e scrittrice è
nata a Fiesole (FI), dove è vissuta fino alla metà degli anni '50. Ha
completato gli studi e messo su famiglia a Roma, dove ha fatto parte anche
del CIAC (Centro Italiano Antropologia Culturale). Dopo aver trascorso un
periodo di tredici anni in Sardegna (Gallura) si è stabilita, dal 1998, a Ragogna un paesino di tremila anime in provincia di Udine. Ha pubblicato
alcuni romanzi editi da Le Monnier, fra i quali "IL MERCANTE E IL
CAVALIERE", "STORIA DI PAGOLO" e "LA STRANA STORIA DI COLEI CHE SA".
Io l'ho conosciuta però attraverso le pagine del suo ultimo lavoro "DOVE
NASCE LA VERBENA, Sogni e magia del Palio" 2004 Casa Editrice Nuova S1
(pag. 151 - prezzo €. 14,30). Quest'opera ci parla del
Palio attraverso emozioni e sussurri. Sembra di essere in quell'ora che non
è più notte e ancora non sorge il sole. Un'ora magica. E allora ecco che da
lontano, senti giungere una voce che piano piano comincia a narrare.... L'ho
letto tutto d'un fiato.
Massimo Tinti, 10 / 2005
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