La
pagina di Piersilvio Cipolotti
Finalmente...
Vittoria
(2007)
Questo è il primo Palio che ho visto vincere in Piazza, ed il primo
che sento veramente anche mio, dato che negli anni novanta lo vedevo
solo in TV, ed era molto diverso.
Era il mio undicesimo Palio (consecutivo) che vivevo in Piazza del
Campo, ed il settimo (di questi undici) in cui l’Oca correva ed io,
con il fazzoletto al collo e le palpitazioni al cuore, mi accingevo
a seguire una nuova carriera in cui non eravamo tra i favoriti,
anzi. Certo il grave lutto del 28 di giugno ed il discorso vigoroso
del Capitano alla cena della prova generale, avevano dato motivi per
crederci un po’ di più rispetto alla tratta, giorno di delusione per
noi.
Ed invece, il Palio è stato molto diverso! Già ero molto contento di
come stava andando la mossa, che da Fonte Gaia, dove seguo sempre la
carriera, si vedeva benissimo: Tittia era sempre pronto a partire,
rivolto verso la Fonte e senza problemi di gestione del cavallo, a
differenza di altri, compreso Trecciolino, di solito famoso per
saper ammansire qualsiasi barbero.
Poi, dopo il via è stata Oca per due giri senza problemi, e la mia
voce urlante se ne era andata dopo il secondo Casato. Poi, comincia
il terzo giro, con Tittia che controlla e Brio che si fa sotto, ed
ho cominciato a rivivere il 2 luglio scorso, in cui l’aggancio gli
era riuscito. Dalla piazza non ho visto lo scosso della Lupa che ci
ha ostacolato al Casato, ma l’impressione generale era che comunque
fossimo passati primi. Io non avevo dubbi, ho urlato ed abbracciato
Carlotta, ed ho cominciato a correre verso il cencio in estasi,
senza nemmeno accorgermi di aver saltato la staccionata ed essere
passato non lontano da un cavallo ormai senza fantino. Ero a pochi
passi dal drappellone, già calato e dato in mano a festanti ocaioli,
quando da dietro è arrivata un’ondata di nicchiaioli che berciavano:
non ne capivo il motivo, fino a che qualcuno in parte a me dice che
nel Palazzo pubblico è esposto il Nicchio: guardo incredulo ed è
così.
La disperazione mi (e ci) assale, si lascia il drappello ai
vincitori, e ci si accascia sui palchi tra la mossa e la Fonte: non
ci si crede, qualcuno sussurra “l’ha lasciato passare”, già tentando
di trovare una giustificazione logica a qualcosa di incomprensibile.
Invece, dopo un tempo che mi è parso enorme, si vedono ampi gesti
dal palco dei giudici, di chi un minuto prima gridava “è Nicchio” ed
ora invece esortava i contradaioli alla calma, calma che non aveva
mai perso Foffo, che con le braccia aperte ed il sorriso di chi sa
il fatto suo continuava a ripetere “è Oca, è Oca”. Ma oramai non si
era più sicuri, si guardava continuamente il Palazzo pubblico e
quelle trifore dalle quali continuava a sventolare il Nicchio, ma la
fiducia aumentava, e dal Palco dei giudici arriva un grido sicuro:
“OCA!”, allora alcuni rifesteggiano e tentano di riprendere il
conteso cencio, che però i nicchiaioli non vogliono cedere, forti di
quella bandiera ancora esposta. E passano altri secondi, in cui io e
molti altri gridiamo: “togliete quella ..... di bandiera!” fino a
che il tanto atteso momento arriva: la bandiera del Nicchio viene
ritirata, e dopo qualche secondo esce il paperone, e finalmente
l’urlo può ripartire e gli abbracci ricominciare.
Mi trovo dunque di fronte al drappellone, vengo a quel punto
raggiunto da Carlotta, frastornata dalla folla ma felice, e
scortiamo il Palio a Provenzano, dove al nostro arrivo ci sono
ancora fazzoletti blu che si dileguano, e mi si dice che erano
veramente molti già pronti per accogliere un altro corteo. Poi la
serata prosegue festosa, e ogni ocaiolo sa com’è andata, giro del 3
compreso.
Alla fine di quest’avventura, che mi dicono non ha precendenti,
almeno negli ultimi 50 anni, rimane l’amarezza per l’errore del
Comune che ha creato false aspettative ad alcuni ed un serio rischio
di una zuffa che non sarebbe servita alla Festa, ma rimane anche una
certezza: tutti i popoli coinvolti nell’evento, anche quelli delle
rispettive nemiche, che a turno sbandieravano di gioia, hanno dato
grande prova di calma in un momento in cui molto poteva accadere, ma
non è successo.
Viva l’OCA, ma anche viva il Palio di Siena, attualissimo e
immortale una volta di più!
Ocaiolo
da Padova
(2005)
È sempre difficile descriversi, vedere da fuori quanto si è vissuto
ed ancor più cercare di spiegarlo agli altri, quando le parole
raramente riescono a rappresentare sensazioni, emozioni, passioni
della vita. L’innamoramento è il caso classico, ma penso che anche
quello che è capitato a me con riguardo a Siena ed al Palio sia
molto simile e in egual misura difficilmente spiegabile.
Ci proverò lo stesso. Mi chiamo Piersilvio, ho 30 anni, sono nato e
sempre vissuto in Veneto, da genitori e nonni veneti. Non ho mai
avuto nulla che mi collegasse alla Toscana, tranne una passione
(anch’essa inspiegabile) per la Fiorentina calcio, che comunque non
ha molto a che fare con Siena.
Sono sempre stato molto attratto dal Palio, che ho guardato sin da
piccolo in televisione, dalla quale registravo l’intero collegamento
RAI che poi mi vedevo con comodo e dal quale prendevo appunti (ho
dei fogli in formati elettronici non più esistenti in cui avevo
annotato rivalità ed amicizie delle varie contrade).
Era però una passione che finiva lì, e del Palio mi dimenticavo fino
all’anno dopo, anche perché non mi ricordo fino a che punto
(nonostante nutrissi una profonda invidia per questo popolo che
aveva una così bella manifestazione due volte l’anno) capivo che il
Palio si corre tutto l’anno, e non finisce invece in due corse di
cavalli.
Ho seguito l’avvenimento così fino a circa 20 anni di età, quando ho
cominciato ad andare nel senese regolarmente durante l’estate
(sempre per merito della Fiorentina, che fece alcuni ritiri ad
Abbadia San Salvatore) e approfittai ovviamente tutti gli anni per
fare una capatina in città. Fu così che capii che il Palio era una
cosa seria, che non era una corsa e basta (comunque devo dire grazie
alla RAI per le spiegazioni che anche se non sempre precise, erano
spesso fedeli e cercavano di calarti nell’ambiente) e cominciai a
guardare il Palio (sempre via TV) con altro spirito e mi sentii
subito attratto dai colori dell’Oca (io che, da buon tifoso viola e
ancora profondamente anti-nazionale italiana, fui il primo a
stupirmene) e dalla storia di Aceto, che era stato per anni il
“fantino di contrada” anche se con molte gite fuori porta.
I palii di luglio del 1996, 98 e 99 li ho vissuti quindi da
vincitore, anche se oltre ad urlare nella mia casa di Padova ed a
sventolare il fazzoletto che avevo acquistato fuori dalla finestra,
non feci molto altro. Intanto continuavo a fare le mie ferie nel
senese e qui assistetti casualmente all’ultimo giro di Piazza della
Chiocciola, fresca vincitrice del Palio (agosto 1999), con il
drappellone, che mi spiegarono dopo quel giorno non poteva più
essere tirato fuori dal loro museo dove sarebbe finito.
La vera svolta accadde nel luglio 2002, quando il Monte dei Paschi
inviò a mio padre due inviti per una 3 giorni a Siena in occasione
del Palio, che mi girò prontamente. Venni quindi con la mia ragazza
di allora e potei assistere alla prova generale, cenai nella
Contrada del Bruco, assistetti alla provaccia e poi, dopo aver
seguito sempre la Contrada del Bruco per tutto il giorno, vidi il
palio da una terrazza al Casato. Fu stupendo. Rimanemmo entrambi
folgorati e decidemmo subito di prenotare per il palio di agosto una
settimana in un appartamento alle porte di Siena. E da lì è stato un
continuo crescendo, feci anche i due palii del 2003 (con lei) e
questo luglio (da solo), sempre fermandomi tutta la settimana,
andando alla presentazione del drappellone, alle prove notturne,
alla tratta ed a tutte le prove, seguendo la mia Contrada quando era
in piazza, o quella della mia ragazza (che si era affezionata al
Nicchio) nel corso del 2003.
Posso essere considerato un “quattrogiornista” come dice qualcuno,
ma ho deciso, da oltre un anno, che lavorerò qui al Nord per altri
10 anni, e quando compirò 40 anni e fortunatamente avrò messo via
qualche soldo, lascerò il Veneto per trasferirmi a Siena, da dove
non mi sposterò più.
Sono in contatto con il Cancelliere della Nobile Contrada dell'Oca e
spero, a breve, come Massimo che ho avuto l’onore di conoscere
personalmente questo luglio, di essere battezzato e diventare
ocaiolo a tutti gli effetti.
[ DOPO QUALCHE
TEMPO ]
CE L’HO FATTA!
Vi avevo lasciati nell’incertezza, invece ora posso dirlo forte:
sono Ocaiolo! In occasione della Festa Titolare del 2005, infatti,
come da documentazione fotografica inserita nel relativo link di
Massimo, sono stato battezzato ed omaggiato del titolo di Benemerito
Protettore della Nobile Contrada dell’Oca. È stato un momento
toccante ed intenso, anche se forse un po’ troppo breve.L’annata poi
non ci ha certo sorriso, ed il mio pianto in Piazza ad agosto è
stato il culmine di una delle settimane più brutte che ricordi,
mentre speravo di piangere sì, ma di gioia. Ora però, passato il
momento, penso già al futuro, e spero presto di poter festeggiare il
primo palio vinto da contradaiolo, che avrà di sicuro un sapore
tutto particolare.
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