Vincere il Palio e battere i nemici
di Senio Sensi

Senio e Romano Sensi.

Difficile scrivere, o pronunciare, frasi originali dopo una vittoria come la nostra. Semmai che il nuovo secolo, a differenza di quello che si attendevano “gli altri”, ha confermato la regola – almeno per ora, e tocco ferro – dei due secoli che lo hanno preceduto, e cioè: in undici anni, due vittorie. Belle, indiscutibili, da prepotenti come siamo noi. E quindi anche il XXI secolo conferma l’Oca infamona e padrona.

A me sembra che non ci sia niente di nuovo, per cui chi non ha …gradito, vuol dire che non conosce la storia. Continuando nelle statistiche: nei 150 anni di Italia Unita abbiamo vinto 32 volte Ne deriva un semplice calcolo: una vittoria ogni 4 anni e poco più (in cifre: 4,1 esatti).
Se altri vorranno fare i conti sulle proprie vittorie si accomodino: non temiamo confronti!
Non regge nemmeno la famosa frase di quelli che c’hanno sformato: “siete fortunati…”, per usare un eufemismo. Già, ma non è che eravamo ultimi e ne son caduti nove davanti: al primo giro al Casato eravamo secondi, grazie ad un primo  San Martino spericolato e tecnicamente perfetto del nostro Giovanni Atzeni. La strategia, fatta a  tavolino, prevedeva proprio questo, considerata la non brillantezza di Mississippi in partenza. Giocare tutto sul primo San Martino. Così è andata e così abbiamo trionfato.
Ha vinto la Contrada che più ha meritato nei tre giri; basti analizzare i singoli comportamenti. Eccezion fatta per chi – purtroppo – non è potuto scendere in Piazza causa un incidente che ancora rimane inspiegabile.

L'Oca protesa verso la vittoria

E, a questo proposito, si sono scatenati i soliti avvoltoi pronti a giudicare senza conoscere, a rovesciare gli storici valori umani (tra uomo e cavallo), a discettare su cose più grandi di loro, a fomentare la piazza parlando di maltrattamenti ai cavalli: cosa questa  MAI appurata nei procedimenti aperti contro il Palio. E non poteva essere diverso.
Anche chi, per ruolo istituzionale, dovrebbe avere cultura sufficiente a capire cosa significa la nostra Festa e comunque a valutare  le manifestazioni in base al gradimento che queste hanno nel mondo, si è lasciato andare a  commenti vergognosamente puerili, frutto di malevolenza e preconcetto. Qui si pone sempre la stessa domanda: lasciar perdere o affrontare a “brutto muso”?  La situazione attuale, per mille e più motivi, consiglia di soprassedere dallo scendere in conflitto, almeno fino a che non saranno ravvisati reati di diffamazione. Anche se, come si dice a Siena, ci prudono le mani (per scrivere naturalmente). Ma la resa dei conti è solo rimandata.

Intanto Fontebranda festeggia; e lo fa come forse raramente è dato vedere. C’è una componente giovanile che ha fatto dello stare insieme, del divertirsi, ma anche del sacrificarsi, lo scopo di questi giorni d’estate. Un mare di ragazzi e ragazze sempre pronti alla baldoria, ma anche al servizio, ad ideare e realizzare serate brillanti e originali. Simpaticamente ironici verso gli avversari così come lo è stato la dirigenza, sia in occasione del sorteggio delle tre Contrade per il Palio di Agosto che per la festa titolare di “loro”. Ironia tipica di noi fontebrandini, mai (o quasi mai…) pesante e direi sempre signorile ma acuta.

Bambini dell'Oca alla Cannellina

Per la perfezione occorre fare ancora qualche passo avanti. Il mare di giovani (ragazzi e ragazze) che scendono e salgono le nostre piagge ha bisogno, anche, della presenza di tutti i meno giovani. Occorre unire entusiasmo ad esperienza; potenza a saggezza per la quadratura del cerchio. E’ il momento, ora più che mai, di ascoltare il cuore.
 

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