In Duomo stasera
di Massimo Tinti
E' una strana sensazione quella che provo adesso, dopo anni passati ad immaginare una
vittoria in agosto pensando che - in qualche modo - portasse con sé
sensazioni diverse. In compagnia dei racconti di chi c'era e l'ha
vissuta in prima persona, ho fatto mio quel vissuto, ma adesso mi
accorgo che ha lo stesso sapore dei
molti palii vinti a luglio.
C'è sempre un prima e un dopo, in tutti gli avvenimenti della nostra
vita.
Anche se questa volta il
dopo è diverso. L'estate che volge al termine da un sapore più
malinconico alla vittoria e la colloca in una dimensione
definitiva, la dilata in un tempo molto più lungo; la mia contrada
ha vinto e per 11 mesi si prende la "scatola del gioco" e la ripone
gelosamente fino a quando, un nuovo anno porterà un'altra estate. A
luglio, invece sembra tutto - per così dire -provvisorio, c'è ancora tanta
estate, neanche il tempo di tirare il fiato, che subito un'altra
carriera si affaccia.
In un anno di palii ordinari, il palio di agosto non è più una
"rivincita", ma una sentenza definitiva, senza appello e per questo
ancor più bella e dolorosa, a seconda dell'angolo di prospettiva.
Così mi ritrovo di fronte al Duomo, stasera, nelle orecchie
il rullio dei tamburi a vittoria, un duomo che fra poco tornerà
silenzioso, come forse lo fu quella sera del 16 agosto 1977.... io non ero qui, ma adesso so, che è come se ci
fossi stato.
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