Una vittoria inaspettata
di Margherita Tinti

“Una vittoria inaspettata”, è così che definisco questo Palio di mezz'agosto che ha regalato tante gioie alla mia contrada. Personalmente posso dire di non avere una grande esperienza in quanto questo era solo il terzo Palio al quale avevo assistito in piazza, ma questa volta sentivo che lo avrei vissuto in maniera diversa, non che avremmo vinto, ma in ogni caso sarebbe stata un’esperienza stupenda e indimenticabile; e di fatto lo è stata.

Diciamo che fin da subito mi sono calata nelle emozioni del popolo contradaiolo, empatizzando con loro, condividendo speranze e facendo infinite congetture.

Ma quando si entra in piazza nulla è certo.

Infatti, dopo l’assegnazione dei posti al canapo, dopo lo scompiglio generato dalle rivali in campo e dopo una mossa non valida, finalmente si parte.

Un boato squarcia il silenzio e tutti cominciano a saltare e a gridare, ricordo perfettamente che mi sto sforzando, il più che posso per vedere la corsa, ma a causa della mia statura sono costretta a saltare ripetutamente sul posto. La cosa più emozionante che riesco a scorgere è la rimonta inesorabile del nostro cavallo: Zio Frac, che mi da la sensazione lieve ma buffa che ad ogni mio salto lui superi un’avversaria.

E in quel preciso istante realizzo che forse possiamo farcela, anche da scossi e continuo a saltare e a gridare con tutto il fiato che ho in gola: “Zio Frac, Zio Frac, Vai Zio Frac”.

In quegli istanti frenetici riesco a prendermi una pausa per riprendere fiato, ma è proprio lì che sento il babbo esclamare una frase: “Ci si purga” e lì, mi si gela il sangue perché in quel preciso momento la Torre sta accelerando e prova a superarci. Allora io, nella pura speranza di farmi sentire dal nostro cavallino ricomincio a saltare e a gridare fin quando sento di nuovo la voce del babbo che questa volta urla: “si vince scossi”.

Dalla gioia immensa che provo, neanche sento lo scoppio che segna la fine della corsa e che sancisce l’inizio della festa per la contrada vincitrice, in questo caso, la mia: L’Oca.

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