Il culto si accrebbe enormemente quando circolò la storia di un
soldato spagnolo ubriaco che volle sparare un colpo di archibugio
alla sacra immagine; l'archibugio scoppiò uccidendo sul colpo
il sacrilego. E così la Madonna di Provenzano ebbe il suo Palio
popolare che si sarebbe corso in Piazza del Campo, tra Contrade, il
2 luglio di ogni anno come compimento della festiva liturgia. Dal
1659 si connotò subito per continuità essendo organizzato
direttamente dal Comune attraverso la propria magistratura, cioè la
Biccherna.
Due anni prima era stato stabilito che i fantini corressero
"alla bisdossa" ossia a pelo e che il cavallo vittorioso seguisse il
suo fantino nella Collegiata di Provenzano, per quel TE DEUM di
ringraziamento che presto sarebbe divenuto un canto alla Madonna.
Nei primi Palii alla tonda le Contrade avevano il compito di
procurarsi il cavallo, ma per mantenere più eque le possibilità di
vittoria, dal 2 luglio 1676, le Contrade presentarono un soggetto
ciascuna ed i cavalli furono assegnati per sorteggio. E' di questi
anni l'istituzione della tratta (da trahere, tirare a sorte).
L'assegnazione dei cavalli avveniva al prato di Camollia, fuori le
mura. Dopo una corsa di prova, il cavallo primo arrivato veniva
scartato così come l'ultimo. Nasceva da qui il costume ricorrente e
conservato fino ad oggi di scegliere un lotto omogeneo di cavalli.
In quegli anni l'ordine di assegnazione del cavallo corrispondeva
anche all'ordine di entrata in Piazza delle Comparse nel Corteo
prima della corsa, come pure l'ordine di allineamento alla mossa del
Palio. Nel 1682 si stabilì che le Contrade dovessero pagare una
"vettura" per il noleggio del cavallo al proprietario. Dal 1685 le
Contrade furono obbligate a correre il Palio anche se avevano avuto
in sorte un cattivo cavallo. La partecipazione alla festa divenne
perciò un onore ed un obbligo civico.
Dal 1698 si cominciò ad interrare la Piazza e si obbligò le Contrade
a risarcire i proprietari dei cavalli infortunati durante le prove o
la corsa. Una figura di rilievo di questo periodo paliesco fu senza
dubbio il Principe Mattias de' Medici, il quale durante il suo lungo
governatorato favorì per vari motivi - da un lato la volontà di
integrarsi nei costumi della città, dall'altro un modo per
festeggiare qualche personaggio famoso in visita - le feste senesi.
Tuttavia, nonostante la sua fervida passione, quando una volta si
trovò ad essere il giudice della vincita la combinò grossa. Decretò
la vittoria della Contrada che era giunta per seconda perchè la
prima aveva vinto scossa, ovvero senza il fantino che era caduto
durante il terzo giro. Da allora a vincere il Palio sarebbe stato il
cavallo, con o senza fantino in groppa.
E il barbero che vince "scosso" sarebbe rimasto per i senesi il
segno più bello del favore del fato e della gioia.
FONTI BIBLIOGRAFICHE:
PALIO: I COLORI DI SIENA - 1998 COMUNE DI SIENA "Un Comune, una
Festa e una Città" di A. Falassi
SIENA - LE CONTRADE: STORIE, FESTE, TERRITORIO, AGGREGAZIONI - 1989
Edizioni IL LECCIO A. Cairola
L'IMMAGINE DEL PALIO - 2001 MONTE DEI PASCHI SIENA da "I fili
della storia-Contrade e Palio nelle fonti documentarie" di P.Turrini



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