Nel 1546, in una famosa relazione delle feste per l'Assunta stilata
da Cecchino Chartaio, troviamo già presenti tutte e diciassette le
attuali Contrade. I loro simboli erano già quelli di oggi, mentre i
colori avrebbero subito successive trasformazioni nel corso
del tempo.
I drappelloni di questo periodo non sono giunti a noi perchè
rispetto agli attuali erano premi non simbolici, ma fungibili. Se ne
facevano, di regola, paliotti da altare, baldacchini, arazzi e
paramenti sacri.
Con il trattato di Cateau-Cambresis e la caduta di Montalcino, nel
1559 Siena perse per sempre la propria libertà. Privata del suo
stato e della sua indipendenza, fu ridotta a provincia del
Granducato che per di più aveva capitale nella sempre invisa Firenze
e della quale avrebbe seguito le sorti fino al Risorgimento. Così le
feste di mezz'agosto si trasformarono da celebrazione del presente a
rievocazione del passato, storia e memoria, sogno e nostalgia della
perduta età dell'oro.
Forse proprio dalla fine di questa grande festa nacque nel secondo
'500 quel pullulare di feste, di giochi e di Palii rionali che
rafforzarono le mura invisibili delle Contrade, ne fecero
definitivamente città nella città, custodi della memoria e delle
tradizioni di una città che voltò le spalle alla storia e si chiuse
in sé.
FONTI BIBLIOGRAFICHE:
IL PALIO DI SIENA - 1958 ELECTA EDITRICE MILANO G. Cecchini - D.
Neri
PALIO: I COLORI DI SIENA - 1998 COMUNE DI SIENA "Un Comune, una
Festa e una Città" di A. Falassi
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