Con l'avvento del dominio francese, l'iconografia del drappellone
dovette mutare. Fu tolto ogni genere di stemma e lasciate le sole
iniziali dei tre Deputati della Festa. Di più, al Palio di agosto
dal 1808 al 1813 (anno della caduta dell'impero napoleonico) fu
tolta la dedica alla Vergine Assunta per darla a Napoleone. Il drappellone doveva, inoltre recare al centro un pomposo stemma con
un'aquila imperiale sormontata da una grande corona che
prese il posto delle antiche armi della città, della Balzana e del
Leone del popolo. A Siena, tutto si era infranciosato. Era stata
imposta la lingua francese, la coscrizione e ristabilita la pena di
morte, abolita in precedenza dalla riforma di Pietro Leopoldo. In
mezzo a tante innovazioni però il Palio si seguitò a correrlo
sempre, con grande entusiasmo.
Nel 1838 venne emanato un nuovo regoalmento che correggeva ed adattava ai
tempi il precedente del 1721. Fece il suo ingresso nella storia del
Palio l'organo della mossa, ideato da Tiberio Bichi Borghesi. Lle modalità di partenza sarebbero cambiate più volte nel tempo
e
per vedere la rincorsa si sarebbe dovuto attendere il secolo
successivo.
Nel 1852 fu fatto divieto di somministrare ai cavalli sostanze
"spiritose", sotto la responsabilità del Capitano. Se il Settecento
era stato il secolo dei feroci combattimenti fra fantini,
l'Ottocento si connotò per i loro più efferati e clamorosi
tradimenti. Su tutti campeggia la figura di Francesco Santini detto
"Gobbo Saragiolo",
che vinse ben 15 palii e corse in 15 diverse Contrade. Di lui si
racconta che "tutte le blandì, tutte le disprezzò e tutte le tradì". Le sue vittorie coprono una trentina
d’anni, dal 1823 al 1853. L'incisione acquerellata, riprodotta
sotto, lo ritrae al tempo della sua prima vittoria, ottenuta per i
colori della Contrada della Chiocciola. All'epoca aveva quattordici
anni, era alto 2 braccia (circa 120 cm) e pesava 80 libbre (circa 26
kg). Dopo la metà del secolo appare anche il primo eroe fra i cavalli.
Lo Stornino di Belforte. Si narra che non appena sentiva
l'avvicinarsi della festa cambiasse personalità, divenendo da
tranquillo cavallo di un curato di campagna, un focoso barbero in
grado di vincere ben 18 palii, di cui l'ultimo a ventuno anni. Verso il 1870 venne a formarsi a Siena una "Società delle Feste" con
lo scopo di organizzare nella ricorrenza dell'Assunta un programma
di spettacoli che avevano per fine ultimo il richiamo dei forestieri
(intesi ovviamente non come stranieri, visto che il turismo era
appena agli inizi, ma come abitanti delle province o di altre città
della Toscana) che in qualche modo risvegliassero un pochino la vita
economica della città. Fu così che risorsero il vecchio palio "alla
lunga" e le corse con i cavalli scossi, che però non riuscirono a
riscuotere grande entusiasmo per i diversi incidenti
provocati anche dal mutato assetto urbanistico della città. Allora ci si affidò ad un altro genere di
spettacolo che coinvolgesse, come i palii corsi in piazza, le
Contrade. Nacquero così le "Corse alla Romana". Esse consistevano
nel far correre 9 Contrade divise in tre batterie, da 3 ciascuna, a
eliminazione diretta. Le vincenti delle 3 batterie disputavano la
"finale" e la Contrada che ne fosse uscita vittoriosa si sarebbe
aggiudicata il premio. Le altre 6 eliminate avrebbero compiuto
un'ultima carriera per guadagnarsi un "premio di consolazione". Questa fu, per certi aspetti, l'unica variante del Palio
tradizionale, in quanto, nonostante se ne sminuisse il valore morale
da rito cittadino a festeggiamento speciale, ne risultava inalterata
la sua intima essenza. La prima corsa alla romana non fu disputata
nel "Campo", bensì nell'ex Forte di S. Barbera, opportunamente
allestito con palchi e tribune il 17 agosto 1874. A vincere fu l'Oca
col fantino Angelo Romualdi detto Gilocche. Ma già l'anno dopo
questa corsa fu trasferita in Piazza. Curiosamente il Comune
attribuisce alle Contrade, come vittorie ufficiali, soltanto quelle
effettuate in Piazza anche se non si tratta di palii. Perciò di
tutte le corse alla romana, soltanto quella precedentemente descritta
non viene ritenuta ufficiale dal Comune.

L'ultima citazione di questo secolo va al successo che ottenne la
visita dei Regnanti di casa Savoia: Umberto I e Margherita nel
1887. L'araldica contradaiola è, a tutto oggi, ancora intrisa di quel
ricordo: rose di Cipro, nodi e margherite, iniziali e croci. La
città si affezionò più alla Regina che ne divenne l'ennesima
protettrice, dedicandogli anche una variante del medievale
"panpepato", il panforte Margherita.
FONTI BIBLIOGRAFICHE:
PALIO: I COLORI DI SIENA - 1998 COMUNE DI SIENA "Un Comune, una
Festa e una Città" di A. Falassi
LE CONTRADE DI SIENA E LE LORO FESTE - IL PALIO ATTUALE - 1972
Edizioni PERICCIOLI dalle dispense pubblicate nel periodo 1929-1937
da V. Grassi



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